Ovvero un itinerario molto inconsueto
di Mimmi Biondo
Metti mai che foste prese di visitare la magnificente tomba di Filippo II il Macedone (scoperta nel 1977) a Verghina, 75 km. a ovest di Salonicco. Di visitare questo sito UNESCO, davvero fantastico ed emozionante.
Poniamo il caso che disponiate di una settimana o di una decina di giorni, ma non in estate, oppure che non vi piaccia andare al mare. Diciamo, poi, che non avete una grande disponibilità di denaro, per cui escludete di prendere una macchina a noleggio per tutto il periodo (anche se ormai è facile trovarne intorno ai 30/35 euro al giorno) e siete solo in due.
Avrete quindi il problema di come riempire la vostra vacanza nella Macedonia greca, dopo la visita a Verghina. Ecco qua, la mia proposta inconsueta: uniteci Istanbul, che potrete raggiungere con il fantastico treno Filia Express Atene/Istanbul via Salonicco. Vagone letto. Partenza ore 20,04 da Salonicco, arrivo ore 7,16 a Istanbul. Prezzo: il supplemento vagone letto € 55 in due, più il prezzo del biglietto di € 22,34 a testa. Ossia, il tutto circa 50 euro a testa.
Considerate che risparmiate una notte in albergo, che valuto intorno ai 20/30 euro a testa, quindi arrivare a Istanbul vi costa intorno ai 20 euro e niente in termini di tempo, perché, viaggiando di notte, non avrete sottratto giornate
al vostro viaggio.
Verghina è raggiungibile da Salonicco via Veroia con pullman che partono ogni ora circa (€9) con una percorrenza di un’ora e mezzo, poi con la frequente navetta da Veroia (€ 0,90).
Siete arrivate a uno dei siti archeologici più emozionanti della Grecia. Si tratta di una necropoli a tumuli, le cui prime testimonianze risalgono all’Età del Ferro, ma i cui più fantastici esempi sono per lo più risalenti al IV secolo a.C..
Tra questi, le tombe reali, tra le quali spicca la tomba di Filippo II (anche se l’identificazione della sepoltura è controversa).
Ho visto corredi e sepolture di ogni genere e di ogni remota epoca, ma nessuna è paragonabile alla tomba di Filippo II, neppure quella di Agamennone. Intanto, la tomba stessa è stata trasformata in museo, in modo che si possa ammirare il
suo stupefacente corredo direttamente là dove è stato trovato, ossia in un tumulo di eccezionali dimensioni e struttura (la volta a botte, grande innovazione macedone). Questo, probabilmente, si deve al fatto che la scoperta
è relativamente recente, sicché sono stati adottati criteri moderni per la conservazione e per la fruizione da parte del pubblico. Poi, sempre grazie a questa scelta, troverete insieme ossa, urne d’oro, corone di lamina d’oro fatte a foglie e ghiande di eccezionale fattura, una profusione di placchette d’oro con la stella macedone, sculture, corazze, scudo che lasciano noi profane solo a bocca aperta, ma che hanno fornito agli archeologi importanti spunti per gli
studi della trasposizione della cultura micenea presso i macedoni.
Ora, a seconda dei vostri orari di arrivo o di partenza con l’aereo, potrete fare un giretto pernSalonicco (Thessaloniki), che è una città bruttina, ma non priva di sue piacevolezze. Il Museo Archeologico vale la pena. Cogliete l’occasione per
acquistare la cena da consumare in treno. Perché è venuto il momento di affrontare l’esperienza mistica del Filia Express.
Filia significa amicizia. L’idea di chiamare così il treno che collega Atene a Istanbul è il massimo dell’ipocrisia o un, per ora vano, auspicio. Abbandonate subito l’idea romantica di qualcosa che abbia anche solo una lontanissima parentela con l’Orient Express e orientate, invece, il vostro immaginario sulla littorina del Roma/Viterbo di un tempo, così non rimarrete scosse nel vedere tre vagoni al binario 1, con il cartello giallo con su scritto Istanbul. Niente vagone
ristorante, né alcunché da mangiare, ma voi siete preparate e avrete del vostro.
Abbandonate anche l’idea che il treno ci metta 12 ore per fare circa 800 km. a causa della sua lentezza. Per carità, è lentissimo, ma quello che più incide è il passaggio della dogana, all’insegna della Filia. I passaggi dei doganieri sono
cinque, due per parte più uno inspiegabile. Il tutto, all’andata, è aggravato dal fatto che i turchi vi chiederanno un visto che voi non avete (e non so dirvi dove procacciarvi) e questo comporterà che dobbiate scendere dal treno nel cuore della notte e andare presso una stazioncina che galleggia nel buio più totale insieme a un’altra decina di sgualcitissimi passeggeri e sborsare, mi pare, 10 euro. Vi ritireranno i passaporti che poi vi riporteranno in treno.
La vostra immaginazione, scossa dalla sveglia in piena fase REM, vi riporterà alle innumerevoli scene di film di spie che fuggono, colte nelle ultime traversie prima dell’agognata meta.
Comunque, è inutile sacrificarsi in due. Per gestire tutta la tormentosa procedura basta una persona.
Quindi, quella che non vorrà essere coinvolta, dormirà tutta la notte e si sveglierà poco prima di arrivare a Istanbul col caffè che vi porta l’addetto ai Wagon Lits (si fa per dire), godendo l’ultimo quarto d’ora di percorso che immagino essere lo
stesso del mitico Orient Express.
Insomma, valutate voi se potete sopportare quello che ho descritto. A me e alla mia amica (quella che si è fatta tutto un sonno) il viaggio ha divertito moltissimo. Gli scompartimenti letto sono un po’ vintage, ma hanno tutti i comfort:
lenzuola di cotone, copriletto e copertina, lavello, specchio, armadietto. Ci siamo messe in pigiama come regine.
Abbiamo goduto anche dell’arrivo alla stazione Sirkeci di Istanbul, edificio Liberty, che era punto di arrivo, questa volta certo ed effettivo, dell’Orient Express, (di cui c’è anche un piccolo museo).
E là, a Sirkeci, ho adocchiato l’Asja Express, il treno Istanbul/Teheran che ancora fa capolino nei miei sogni segreti.